– Sono oltre 500 le Aree Naturali Protette e i Parchi riconosciuti in Italia e tutelati dalla legge quadro n° 394 del 1991 che stabilisce: “nelle aree protette è vietato il sorvolo di velivoli non autorizzato, salvo quanto definito dalle leggi sulla disciplina del volo”.
Questo patrimonio naturale è ben noto anche ai piloti di droni, che sono tenuti al rispetto di tali divieti vedendo spesso svanire la possibilità di portarsi a casa qualche spettacolare ripresa del nostro incredibile territorio.
Se quindi da un lato vi è il legittimo interesse degli Enti nel limitare le attività umane che possono recare disturbo soprattutto all’avifauna, dall’altra, considerato l’elevato numero e le grandi estensioni di molte di queste aree, vi è la crescente preoccupazione dei dronisti di veder aggiungere ulteriori divieti di sorvolo ai molti già in essere.
Recentemente infatti, anche in seguito ai chiarimenti di Enac circa la giurisdizione della segregazione degli spazi aerei, ivi compresi quelli delle aree protette, molti Enti Parco hanno presentato domanda per il riconoscimento di divieto di sorvolo come sancito dalla legge. Conseguentemente sulle mappe del portale d-flight, anche in virtù di ciò, stanno aumentando le zone rosse interdette al volo dei droni.
L’argomento è in questi ultimi mesi molto dibattuto sul web tra favorevoli e contrari a tali restrizioni.
Una delle obiezioni più diffuse si basa sulla considerazione che il turismo di massa creerebbe un disturbo molto superiore a quello che può causare un piccolo drone e che quindi il provvedimento preso solo nei confronti di una categoria sia profondamente iniquo. A difesa di questa posizione vi è da dire che chi ha frequentato negli ultimi anni alcune delle più suggestive escursioni sulle Dolomiti ha certamente potuto verificare di persona le file di turisti “incolonnati” sui sentieri che, oltre a fare la felicità degli operatori turistici, è lecito supporre possano anche arrecare qualche disturbo alla fauna. Le recenti tariffe istituite da alcuni Enti Parco per ottenere il permesso di sorvolo hanno poi ulteriormente infiammato gli animi di chi vede in tali divieti un mero strumento per fare cassa a discapito della reale tutela dell’ambiente.
Per contro alcuni esperti hanno dimostrato come all’aumento dell’uso dei droni sia corrisposto un aumento degli attaccati di rapaci che vedono invaso il proprio territorio di caccia o che si sentono minacciati da questi piccoli mezzi aerei. A supporto di tale tesi vi sono infatti innumerevoli video in rete di droni attaccati da rapaci più o meno grandi.
Una cosa però è certa, chi oggi vola con un drone deve conoscere e attenersi ad una serie norme nazionali e locali, spesso anche in contrasto tra loro, come dimostrano alcuni divieti di sorvolo, su cui più volte Enac si è pronunciata dichiarandone la invalidità, in quanto istituti da alcune amministrazioni locali a tutela della Privacy dei cittadini.
In conclusione il pilota di droni oltre a possedere una cultura aeronautica deve sapersi confrontare con una normativa complessa e in continua evoluzione che oggi probabilmente rappresenta la parte più difficile di questa attività, anche per chi la svolge a livello professionale.