– Cos’è la regola dei terzi?
Una delle prime regole di composizione che vengono insegnate ai corsi di fotografia è la regola dei terzi, una tecnica che suddivide l’immagine da due linee orizzontali e due verticali in 9 quadrati uguali. L’idea di base è che collocando il soggetto su uno dei 4 punti dove si incrociano le linee otterremo una scena più dinamica, naturale e bilanciata, quindi più gradevole ed interessante per il nostro spettatore.
Per capire il senso di tutto ciò dobbiamo fare un passo indietro al XII secolo e agli studi del matematico Leonardo da Pisa, meglio noto come il Fibonacci. Egli scoprì un rapporto tra dimensioni molto spesso ricorrente in natura. Un rapporto numerico ribattezzato all’inizio del XVI secolo da un altro matematico italiano, Luca Pacioli, come “Proporzione divina” e oggi più noto come “Sezione aurea“. Il numero aureo indicato con la lettera greca φ (Phi), come il π, è un numero con una espansione decimale che prosegue all’infinito senza mai ripetersi in uno schema uguale e normalmente approssimato a 1,61803.
Nel rinascimento molti pittori del tempo adottarono questo principio per la composizione dei propri quadri anche se ben presto il rapporto venne usato pure nella scultura e in architettura.
Questo principio è alla base delle regola dei terzi uno dei cardini delle attuali tecniche di composizione fotografica. In realtà la griglia dei terzi è una approssimazione del rapporto aureo che pare comunque conservare la propria efficacia.
Questo concetto base può però essere ulteriormente “potenziato” attraverso l’applicazione di altre figure quali il triangolo aureo o la spirale aurea che possono essere applicati ruotati di 90, 180 e 270° o anche in modo speculare.
Nel caso del triangolo il soggetto va posizionato sull’intersezione delle due linee (in bianco), mentre il fulcro della spirale è esattamente nel punto iniziale (il ricciolo).